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Storia e Territorio

Adagiata su un contrafforte collinare alla sinistra del fiume Foglia, Tavoleto fu una delle più antiche fortezze del Ducato di Urbino.

Tavoleto è posto sull’alto di un contrafforte montuoso sulla sinistra della valle del Foglia, in una posizione invidiabile per il clima e il panorama ad alta densità boscosa.

Deve il suo nome all'antica lavorazione del legname che, trasformato in tavole, veniva trasportato fino alle sorgenti del Tevere da dove "scivolava" fino a Roma. Cinta da antiche mura, non conserva più traccia della rocca che Francesco di Giorgio Martini progettò per il Duca Federico. La fortezza fu abbattuta nel 1865 e in suo luogo sorse un castello goticheggiante, già residenza nobiliare: la forma delle mura, retrostanti i giardini pubblici, testimonia però le strutture della rocca antica. Visibili anche i resti di un edificio romano.

Il nome di questo antico borgo deriva dal latino “Tabularum laetus” cioè luogo ricco di tavole. Prima dell’anno mille le nostre zone collinari avevano sicuramente un aspetto selvo-pastorale ed erano disseminate di piccoli agglomerati”vicus” e qualche centro di dimensioni più grandi “pagus”, tutti gravitanti verso la citta di Rimini a valle e di Urbino a monte.E’ da ritenere che i primi insediamenti risalgono al periodo bizantino (VII-VIII sec), con l’apertura della strada carrozzabile “Flaminia Conca” che era considerata “strada regalis”, cioè a grande traffico, il “Castrum Trapole” venne scelto come luogo di edificazione della Pieve di S.Lorenzo in barco, il termine barco sta ad indicare gli ammassi di legname che venivano raccolti ed inviati via Tevere a Roma per la costruzione delle grandi basiliche romane. La pieve era sotto la giurisdizione dell’abbazia di S. Gregorio in conca, fondata da S. Pier DamianiLe prime notizie sul castello di Tavoleto risalgono al 1361, quando viene citato tra i 42 castelli riminesi, la cui costruzione venne realizzata probabilmente nei primi anni del 1300 ad opera della famiglia Malatesta. Nel XV sec il castello di Tavoleto venne coinvolto nella guerra tra Federico da Montefeltro e Sigismondo Malatesta, infatti tra il 1439 e il 1458 fu perso e ripreso per ben cinque volte, infine nel 1458 Federico da Montefeltro conquistò definitivamente Tavoleto. Federico fece distruggere il castello costruito dai Malatesta e diede incarico a Francesco di Giorgio Martini di costruire una potente rocca terminata sicuramente prima del 1474. Nel nuovo castello fu organizzato un presidio di 80 uomini agli ordini di un Capitano avente giurisdizione podestarile sui castelli circostanti. Nel 1631 il castello di Tavoleto, unitamente a tutto il Ducato di Urbino ritorna sotto il controllo diretto del Papato, mantenendo la preminenza sui castelli vicini essendo diventato sede di vicariato. Dal 1631 fino al 31 marzo del 1797 la vita del castello di Tavoleto trascorse senza tanti scossoni all’interno delle vicende dello Stato Pontificio. IL 31 marzo 1797 il generale Sahuguet, comandante delle truppe franco-cisalpine, con circa un migliaio tra fanti e cavallieri marciò sul  Castello. L’attacco al castello fu descritto da don Pietro Galuzzi, arciprete di Tavoleto, che venne scelto dagli insorgenti come loro capo. Il 31 marzo 1797 i francesi entrati a Tavoleto, lo saccheggiarono e quindi lo incendiarono; al momento dell’attacco, la quasi totalità della popolazione era fuggita e si era rifugiata nelle campagne, nelle cantine e nelle grotte, nonostante ciò lo scontro fece 22 morti, tutti uomini anziani e alcuni giovani. Tra queste vittime ci fu anche l’anziano parroco, don Gregorio Giannini, che infermo a letto fu freddato insieme al chierico Bernardino Santi di 18 anni e la sua casa data alle fiamme. Anche la rocca martiniana venne data alle fiamme, il vicario trovò rifugio con la sua famiglia ad Auditore, la rocca rimase pericolante fino al 1865, quando si decise di abbatterla ed utilizare il materiale di risulta per la costruzione di strade comunali e per riparare le mura castellane.Nel 1885 l’Avv Ferdinando Petrangolini ricevette da papa Leone XIII il titolo di Conte a cui vennero assoggettati i territori facenti capo al vicariato di Tavoleto. In un primo tempo il Conte Ferdinando si stabilì in un edificio che era stato ereditato dalla moglie, Rosa Michelini, alla morte del suo primo marito Francesco Falaschi. Successivamente nel 1924 il figlio Vincenzo Maria diede inizio ai lavori che diresse personalmente per la costruzione degli ultimi due piani  dell’edificio principale e della torre che vennero realizzati sulla base di un edificio preesistente.Nel 1944 militari tedeschi e fascisti, rimasti fedeli a Mussolini, iniziarono le opere di difesa per rinforzare le difese della linea Gotica, il primo di settembre le truppe alleate tentarono di liberare Tavoleto, ma le difese predisposte dai tedeschi ressero, e gli anglo-americano dovettero ritirarsi sotto il tiro dei mortai tedeschi. La notte tra il 3 e 4 settembre 1944, i Gurkha (soldati nepalesi inquadrati nell’esercito inglese) assaltarono all’arma bianca Tavoleto e lo liberarono dopo aspri combattimenti che durarono l’intera notte con molti morti da entrambe le parti. Durante il passaggio del fronte, l’intero paese, per l’ennesima volta, subì gravi danni e anche il Castello Petrangolini non sfuggì a questa misera sorte. Ma i tavoletani caparbiamente ritornarono alle loro case, rimboccandosi le maniche ricostruirono le abitazioni e continuarono il loro lavoro nei campi che permise una vita grama ma dignitosa, fino alla fine degli anni 50-60, quando molte persone che abitavano nelle campagne, vennero attratte dal miraggio della costa e vi si trasferirono, tanto che nel giro di pochi anni la popolazione diminuì moltissimo. Quelli rimasti iniziarono ad emigrare in Svizzera, dove trovarono lavoro e molti si fecero onore, ottenendo anche riconoscimenti, il denaro che guadagnarono venne investito a Tavoleto e nacquero le prime attività produttive. Negli ultimi anni si assiste ad un recupero delle abitazioni che vengono vendute o affittate a chi decide di ritornare a vivere una vita a misura d’uomo, lontano dal caos della città della costa, sono presenti attività produttive, scuola dell'infanzia e primaria e la vicinanza con i grandi centri della costa romagnola la rende potenzialmente interessante anche per investimenti di tipo turistico.

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